Comunicare con le immagini

Quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare “civiltà dell’immagine”? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in una umanità sempre più inondata dalle immagini prefabbricate? Se ho incluso la Visibilità nell’elenco dei valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni ad occhi chiusi, di fare scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. (da Italo Calvino, Lezioni Americane, 1993)

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venerdì 5 giugno 2009

Una foto 1000 interpretazioni

La FOTOGRAFIA e' un valido sistema di COMUNICAZIONE.
Le immagini sono parte integrante della nostra quotidianità e non c'e' pubblicita' che non affidi agli slogan almeno un messaggio visivo.
Attraverso le immagini siamo in grado di creare e trasmettere emozioni molto piu' profonde di quanto non potremmo ottenere con le parole.
Ci troviamo in un sistema dove tutto viaggia alla velocità della luce,abbiamo pochissimo tempo per guardarci intorno,per prendere il respiro.

Ormai il tempo è scandito dalle tecnlogie digitali,telecamere,cellulari.
La fotografia si distacca invece da tutto ciò in quanto,per la sua natura, e' una forma di comunicazione statica: senza movimento nè parole.
Lo stato dell'autore ed il messaggio che voleva dare può essere decifrato in modo diverso da chi guarda la fotografia. La foto è contenitore di svariate emozioni e di molteplici interpretazioni.
Io ho trovato l eccezione alla regola. Esiste secondo me una foto che esprime un pensiero comune;che suscita uno stato d’animo universale.
Osservate...
Chi non mi darà ragione è un ALIENO.


CHE SIA SCATTATA CON TONALITA' NORMALE...



CHE VENGA SCATTATA IN TONALITA' SEPPIA...


O VISTA DA UN'ANGOLAZIONE DIVERSA...




DUE SOLI PENSIERI GIUNGONO ALLA MENTE DI TUTTI:

  • "Che PaLLe StuDiaRE"
  • "vOglia Di StuDiaRe SaLtami AddOssO"

martedì 2 giugno 2009

Pronti a vedere la PRIMA fotografia della storia?

Eh si è proprio LEI....la prima fotografia della storia, scattata nel 1826 da Joseph Nicéphore Niépce.

Joseph Nicéphore Niépce nasce nel 1765 a Chalon-sur-Saône da famiglia ricca e borghese. Dopo aver pensato di votarsi al sacerdozio e aver fatto parte delle armate rivoluzionarie, inizia ad interessarsi, col fratello Claude, ai fenomeni della luce e della camera oscura.L'interesse per la produzione di immagini senza l'intervento dell'uomo gli venne dalla litografia: sperimentando diverse tecniche Niépce riesce ad ottenere, nel 1823 o nel 1826, la prima immagine disegnata dalla luce (dopo aver steso uno strato di bitume di Giudea su di un supporto di peltro e aver esposto la lastra così ottenuta per otto ore in una camera oscura) che definisce eliografia, la madre della moderna fotografia.Nel 1827, durante un viaggio a Parigi, conosce Daguerre e Lemaitre che in seguito diventeranno suoi collaboratori. Nel 1828 fonda con Daguerre un'associazione per il perfezionamento dell'eliografia. Muore tuttavia prima di vedere riconosciuta l'importanza delle sue ricerche a Saint Loup de Varenne nel 1833 .



lunedì 1 giugno 2009

Fotografare...



“Lo scatto fotografico è un attimo breve, una frazione
di secondo
generalmente, eppure in quell'attimo, di forte intensità
partecipativa, si è
visto e capito più di ore e ore passate a guardare. (…)
il fascino e la
preziosità delle vecchie fotografie sta in questo:
rappresentano un momento
breve, fulmineo, attraverso il quale si leggono
molte cose, ignorandone altre,
del mondo che essi rispecchiano”. (Eugenio
Turri)



Una fotografia ci dona la possibilità di rivedere all'infinito ciò che si è consumato in un istante.



















Fotografare è un pò come compiere un viaggio velocissimo, alla velocità di uno scatto … Un viaggio come metafora di un viaggio interiore, inteso allo scoprire le proprie radici, l'identità nascosta dietro le apparenti estetiche forme del vivere quotidiano. Questo viaggio è prima di tutto conoscere se stessi riconoscendosi nell'altro. Dove “altro” può essere la gente, può essere un paesaggio, può essere un aspetto culturale ma anche la semplice e incompresa esigenza di volersi staccare da una routine, quella quotidiana, che soffoca le proprie tensioni, assopendo le capacità di percepire e quindi di stupirsi. Bisognerebbe liberarsi da ansie e paure e vivere la propria vita come una continua scoperta. Fotografare è parte di questa scoperta. Si scatta in quel momento perché si intuisce che quella è l'immagine che, più di ogni altra, può aiutarci a capire quella realtà. Poi, con calma l'immagine si potrà osservare e ci rivelerà molte delle cose che noi avevamo solamente intuito, e delle quali, ci siamo già dimenticati. Questo è il momento della scoperta. L'immagine dapprima si intuisce, poi si scopre.




Una fotografia è grande quando coglie
quel particolare, che ne lascia immaginare mille altri, che è la sintesi di un
racconto e che lascia immaginare mille altri.

La fotografia abbatte l’altissimo muro del Tempo.

Comunicare con le Immagini


Quale sarà il futuro
dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare “civiltà
dell’immagine”?
Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a
svilupparsi in una umanità sempre più inondata dalle immagini prefabbricate?
Se ho incluso la Visibilità nell’elenco dei valori da salvare è per
avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana
fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni ad occhi chiusi, di fare
scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una
pagina bianca, di pensare per immagini.
(da Italo Calvino, Lezioni
Americane, 1993)